In mostra con l'artista: Visita all’esposizione di Poppi Ranchetti

Galleria Civica "Vittorio Emanuele II", 26 luglio ore 21

Mercoledì 26 luglio p. v., alle ore 21, sarà possibile visitare la mostra "Poppi Ranchetti. Il pieno e il vuoto" allestita presso la Galleria Civica "Vittorio Emanuele II" in compagnia dell’artista! “A tu per tu con l’artista” è infatti il titolo della visita guidata, ad ingresso libero, organizzata in collaborazione con Aqua Natura e Cultura, che si occupa della gestione dei servizi al pubblico del museo, in concomitanza con la manifestazione “Victor sotto le stelle”, che prevede diverse iniziative in centro città nei mercoledì sera del mese di luglio.

“Un’occasione importante per conoscere, direttamente con l’autore, le opere pittoriche e i bozzetti delle numerose scenografie realizzate dall’artista esposti in mostra”, dichiara l’Assessore Antonella Uliana. “A settembre poi è in programma un incontro a più voci dedicato al tema del teatro, con l'intervento di Poppi Ranchetti (sulla scenografia), Giovanna Fiorentini (sul costume teatrale) e Paolino Libralato (sulla pittura di scena). La Galleria Civica si conferma quindi quale vivace centro di cultura, in cui alla collezione permanente vengono affiancate mostre temporanee e dove vengono proposti eventi rivolti ad ogni tipologia di pubblico, come lo sono stati recentemente la rassegna “Sensi. Una Collezione, una Collana, una Cantina”, che ha avuto un successo entusiasmante, ed i concerti organizzati in collaborazione con l’Istituto musicale “A. Corelli”, molto partecipati”, conclude l’Assessore Uliana.

Per informazioni, contattare Aqua Natura e Cultura ai seguenti recapiti: tel. 388.4741241, email museivittorioveneto@aqua-naturaecultura.com

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Poppi Ranchetti è nato a Milano nel 1947 dove si diplomò in Pittura presso la Scuola Superiore degli Artefici dell’Accademia di Brera. Dal 1964 al 1969 studiò scenografia sotto la guida di Giannino Bellini (Teatro alla Scala), per poi collaborare con Arturo Benassi a Verona (Arena), al quale subentrò nella direzione dei Laboratori di Scenografia dell’Ente scaligero dal 1974 al 1979. Nel 1981, come “maestro Pittore di Scena, detentore delle tecniche della scuola Scaligera”, fu chiamato da Giovanni Soccol a insegnare Scenotecnica all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Pertanto all’attività didattica alternò la libera professione, firmando con successo scene e all’occorrenza anche costumi per numerosi allestimenti lirici in Italia, in diversi paesi europei, in Israele e Cina (Giulietta e Romeo, Mireille, Don Giovanni, Faust...). Inoltre, nel corso degli anni, Poppi Ranchetti non ha mai smesso di dedicarsi alla pittura e il suo esercizio sul “vero” rivela radici profonde che affondano nel naturalismo di matrice lombarda.

Nel 1838, all’Accademia di Brera fu istituita la cattedra di paesaggio presso la quale si formarono alcuni pittori unicamente paesaggisti, sulla scia dei famosi francesi Corot, Millet, Troyon, rivendicando tuttavia una tradizione propria riconoscibile nello “sfumato” leonardesco. Seguirono Mosè Bianchi e, ancora, i divisionisti Vittore Grubicy e Giovanni Segantini, il cui esercizio sul “vero” non appare dissimile da quello di Poppi Ranchetti costruito com’è sul binomio di materia e luce: l’interrelazione di aria e luce rende duttili e plasmabili i luoghi dipinti, ma anche le impalpabili ombre, le foschie autunnali e le nevicate. Nell’Ottocento la pittura di paesaggio lombarda si rinnovava inoltre grazie alle incisioni dei maestri giapponesi dell’Ukiyo-e, scoprendone lo spirito e una filosofia nuova in cui l’uomo penetrava la natura attraverso la cultura del silenzio, ovvero della concentrazione interiore. Anche questo aspetto è altrettanto presente nella pittura di Poppi Ranchetti che ha conosciuto l’Oriente. Significativamente, il titolo della mostra – il pieno e il vuoto – e la massima introduttiva dei cataloghi – “Non ascoltare con le orecchie, ma con lo spirito” (Zhuāngzi) – suggeriscono il limite di una conoscenza approssimativa e sensoriale dell’universo.

Oggi Poppi Ranchetti vive a Morgano (Treviso) e dipinge la natura confinante con il suo studio. L’ispirazione prende origine da sue istantanee digitali, sull’eco degli artisti lombardi di fine Ottocento che adottarono spesso come punto di vista la fotografia, rinnovando non poco la tradizione compositiva della pittura di paesaggio.